SANNIO E CIBO
La genuinità di una terra fertile e rigogliosa, l’arte dell’enogastronomia nel Sannio.
L’imbarazzo della scelta per chi ha fame e sete.
Il nostro itinerario attraverso i prodotti tipici del Beneventano non può che iniziare dal prodotto principale dell’intera provincia, ovvero il vino, qui evocato da vigneti che si perdono a vista d’occhio per buona parte dell’areale sannita (foto 2).
Il vino più famoso è l’ottimo Aglianico del Taburno DOCG, prodotto in tredici comuni afferenti al massiccio del Taburno, ed è suddiviso in Aglianico del Taburno rosso, Aglianico del Taburno rosato, Aglianico del Taburno rosso riserva. Il secondo vino più pregiato è il Sannio DOC, che si estende a tutto il territorio della provincia di Benevento, è suddiviso nelle sottozone Guardiolo, Sant’Agata de’ Goti, Solopaca, Solopaca classico, Taburno, e si presenta nelle categorie rosso, rosato, bianco, Aglianico, Aglianico-Piedirosso, Barbera, Coda di volpe, Fiano, Greco, Moscato, Piedirosso, Sciascinoso, spumante e spumante di qualità, spumante metodo classico. Il Falanghina del Sannio DOC comprende vini bianchi, suddivisi in Falanghina del Sannio, Falanghina del Sannio spumante, Falanghina del Sannio spumante di qualità, Falanghina del Sannio spumante metodo classico, Falanghina del Sannio vendemmia tardiva, Falanghina del Sannio passito. Le sottozone sono Guardiolo, Sant’Agata de’ Goti, Solopaca e Taburno. Vi sono poi i vini IGT: il Dugenta, comprendente il comune di Dugenta; il Beneventano, che si produce in tutta la provincia; il Campania, che si produce in tutta la regione. Si suggerisce, vista l’importanza del vino nella vita contadina, una visita al Museo Enogastronomico di Solopaca.
Il Sannio è famoso anche per l’olio che produce (foto 1), sicuramente non famigerato come il suo vino, ma degno di un assaggio: l’olio extravergine d’oliva Irpinia Sannio caudino telesino viene prodotto dagli uliveti di trentacinque comuni ubicati nella Valle Telesina, nella Valle Caudina e sul Monte Taburno, con la molitura delle olive ortolana, sprina e racipopella, e anche femminella, ortice, pampagliosa, frantoio, leccino, e moraiolo; l’olio extravergine d’oliva Colline beneventane comprende cinquantadue comuni dalle Colline alte del Tammaro e del Fortore, attraverso la Piana del Calore, fino ai primi contrafforti del Taburno e del Partenio.
Per quanto riguarda la pasta, il pane, i pasticcini, i biscotti, i rustici, non si possono non citare i calzoncelli, i carrati (tipo di pasta prodotto tra Pietraroja e Cerreto Sannita), le chiacchiere, la ciaola, il ciaolone, la copeta (torrone bianco molto compatto insaporito con nocciole, mandorle e, molto spesso, pistacchi), la ‘nfrennula (tarallo di Sant’Agata de’ Goti, Durazzano, Dugenta e Limatola a forma di otto), il pane di patate (Cusano Mutri), il pane di saragolla, il panesillo di Ponte (foto 11, dolce impastato con farina di grano tenero, uova fresche, zucchero e latte e guarnito con glassa di zucchero al mandarino, all’arancia o al cioccolato), i panzarotti, il parrozzo salato, la pastiera di riso, la pigna (che richiama vagamente un panettone), la pizza chiena (il cui ripieno contiene uovo, lardo, salsiccia e formaggio), la pizza sulla liscia, il puccellato dolce e il puccellato salato, il sanguinaccio (ingredienti fondamentali sono sangue, mosto cotto d’uva, cannella, noci spezzate), la scanata del Sannio, lo struppolo (tipico di San Salvatore Telesino), i taralli intrecciati (foto 5), i taralli di San Lorenzello, i susamielli, il torrone croccantino di San Marco dei Cavoti (foto 9, molto croccante e ricoperto di cioccolato fondente, il torrone di Benevento (foto 6, risultato della combinazione di bianco d’uovo, miele, nocciole e mandorle), i turcinegliu, i vanti di San Salvatore Telesino, il cecatiello (foto 12, tipica pasta fatta in casa con la pressione delle dita) e la paccozza.
Non meno interessante è la panoramica sulle carni e i salumi, comprendente: l’ammugliatiello (interiora d’agnello lattante avvolte a uno stecco di legno, insaporiti da aglio, prezzemolo, formaggio e pecorino), la carne di bovino podolico, la carne ovina di laticauda, la pancetta tesa, il prigiotto, il prosciutto di Pietraroja (foto 7), la salsiccia di polmone, la salsiccia r’poc, la salsiccia rossa di Castelpoto, la salsiccia sotto sugna, la sopressata del Sannio (foto 8). Tra i numerosi formaggi e latticini si elencano: il caciocavallo di Castelfranco, il caciocavallo del Matese, il casu ré pecóra del Matese, il formaggio duro di vacca, capra e pecora (prodotto a Cusano Mutri), il formaggio morbido del Matese (prodotto a Pietraroja), il pecorino di Laticauda, il pecorino di Vitulano, il pecorino di Pietraroja, il primosale stagionato di Cuffiano, la provola affumicata, il provolone, gli scamorzini del Matese, la scamosciata, la stracciata, la treccia, la ricotta salaprese, la ricotta fresca ed essiccata di bufala, la ricotta di Laticauda.
Tra le verdure, i legumi, gli ortaggi e la frutta, spiccano: la cipolla di Bonea, il broccolo friariello di Napoli, i frumenti saragolla, marzellina e cappella, il carciofo di Pietrelcina (foto 4), il cardillo, il cardone, la castagna jonna di Civitella Licinio, il cavolo da minestra, il cece nero del Fortore, il cece piccolo del Sannio, la cicoria, il fagiolo bianco di Montefalcone, il fagiolo della regina di San Lupo, il fagiolo di cera, il fagiolo tondino bianco del Sannio, il farro di cocco del Sannio, il granturco della quarantina, la lenticchia del Sannio, la mela chianella, la melannurca IGP, la mela limoncella, la mela sergente, la mela zitella, l’oliva vernacciola di Melizzano, l’uva cornicella, i peperoncini ripieni al tonno, i peperoncini secchi, il peperone quarantino di San Salvatore Telesino, il pomodoro guardiolo, il pomodoro sarvatico, il tartufo nero, i funghi virni. Per i prodotti di gastronomia ecco di seguito: la braciola, il peperone imbottito, la polenta stampata, la scarpella di Castelvenere, la padellaccia (spezzatino di maiale, peperoni sott’aceto e patate bollite), la panorra di Amorosi (pane raffermo, fagioli, verdura, peperoncino e olio extravergine d’oliva). Finiamo la nostra carrellata con liquori e distillati, ovvero il fragolino, il liquore di amarene, il malaca (rica-vato da uva bianca), il nocillo (foto 4, rosolio antichissimo ricavato dalle noci), il sidro di mela annurca, il sidro di mela lemoncella, il vino cotto e lo Strega (foto 10), la cui ricetta segreta prevede l’utilizzo di zafferano e di circa 70 erbe.