Un mondo di arte e storia nelle mani di un artigiano.

La creatività nella forza indomita di una terra.

I paesi del Beneventano sono ancor oggi caratterizzati da forme di artigianato assai radicate nell’humus cittadino, capaci di dare vita a oggetti di rara bellezza. Probabilmente la culla dell’artigianato beneventano è Cerreto Sannita che con il vicino comune di San Lorenzello assurge a ruolo di patria della ceramica. Le faenzere cerretesi e laurentine hanno iniziato a produrre manufatti di una certa qualità già a partire dal XVII secolo, con l’operato del ceramista Nicolò Russo, alla cui bottega furono attivi artisti come Domenico Marchitto, Santi Festa, Melchiorre Cerri, Nicola e Crescenzo Petruccio, Nicola Marchitto, Salvatore Paduano, Giuseppe Paolino. A questi vanno aggiunti i Giustiniani (provenienti da Napoli, tra cui Antonio e Nicola), e poi i Gau-dioso, i Di Gemma, i Buonanotte, gli Scarano, i Petrucci. La produzione ceramica comprende piatti da pompa, vasi da farmacia, ac-quasantiere, zuppiere, lucerne, riggiole con de-coro a rosa dei venti e a festone (foto 1 e 3).

Prevalgono soggetti religiosi, naturalistici e paesaggistici. Le zuppiere sono decorate da frutti e fiori a rilievo. Le acquasantiere riportano elementi plastici architettonici, floreali e sacri. Nel Seicento prevaleva lo smalto color avorio, con decorazioni in stile compendiario oppure in stile faunistico-floreale o paesaggistico. Nel Settecento lo smalto era “bianco grigio bluastro”, le decorazioni risentivano del gusto barocco ed erano prevalentemente floreali e paesaggistiche. Nell’Ottocento lo smalto era leggermente giallino e le decorazioni prevalenti erano quelle geometriche o in stile compendiario. I colori prevalenti erano il giallo, il verde ramina, il blu cerreto e l’arancione. La storia della ceramica cerretese-laurentina è ben illustrata all’interno dell’interessante Museo civico e della ceramica cerretese, suddiviso in due sezioni, ceramica antica e ceramica contemporanea (quest’ultima allestita nel Chiostro di Sant’Antonio). Cerreto Sannita in antico ospitava anche un’importante manifattura dei panni lana, purtroppo oggi non più praticata.

 

 

A San Marco dei Cavoti degno di nota è il Museo degli Orologi da torre (foto 5), che custodisce manufatti realizzati dal maestro orologiaio cavalier Salvatore Ricci: sono ospitati circa 55 pezzi che spaziano tra il XIV e XIX secolo, di varie manifatture italiane ed europee, realizzati in ferro o altri metalli e con pesi in pietra e marmo, con meccanismi manuali o elettrici, scappamento a verga o a cheville e con o senza suonerie a campane in bronzo. Alcuni meccanismi furono realizzati dallo stesso cavalier Ricci e alcuni materiali di orologeria e documenti d’epoca furono donati al museo da Andrea Jelardi e provenienti dall’antica orologeria e oreficeria del suo trisavolo Francesco Paolo Cocca.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In zona caudina, esattamente a Vitulano, è diffusa l’arte del marmo policromo, utilizzato per la realizzazione di splendide sculture (foto 7), proposte ogni anno in rassegne e mostre di grande importanza.   Al paese di Foglianise è legata l’arte della paglia (foto 12), che viene resa manifesta ormai dal XVIII secolo: i carri di grano riproducono monumenti famosi, facciate di cattedrali, strumenti agricoli che riguardano la mietitura oppure opere di fantasia; le riproduzioni in grano vengono realizzate tramite intreccio di steli con cui gli artisti formano le strutture, con trecce e laccetti simili a ricami.

 

Altre forme di artigianato tipico, purtroppo poco promosse e in via d’estinzione riguardano il legno, il ferro battuto (foto 4, una fucina di Cerreto Sannita), il rame, il vimini, la latta, e in particolar modo il tessile: le signore dei paesi erano esperte nell’arte del merletto (a mano libera, su telaio e su tombolo) e del ricamo, con i quali realizzavano ricchi corredi, lenzuola, tende, accessori (scialli, cappelli, veli) e abiti di vario genere, sia d’uso quotidiano che per i giorni di festa, fino a splendidi abiti da sposa e a colorati costumi tradizionali.