ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE
Lo sviluppo dell’ingegneria e della tecnologia nel Sannio.
Tra ingegneria, tecnologia e secondario
Il Sannio è famigerato per la sua vena contadina, agricola e arcadica, ma in pochi conoscono la varietà commerciale che l’ha sempre contraddistinto e che in parte lo caratterizza. Del tutto ignorato al turismo di massa è in particolare l’aspetto relativo all’archeologia industriale che eppure merita attenzione, perché ha lasciato nel Beneventano splendidi esemplari. Il primo aspetto meritevole di considerazione riguarda l’ingegneria, in particolare la creazione di ponti e acquedotti, che nel Beneventano ha avuto un’importanza alquanto sostenuta. Si consideri per esempio l’Acquedotto Carolino, patrimonio Unesco, commissionato da Carlo di Borbone nel 1753 e completato dal grande Luigi Vanvitelli entro il 1762: è conosciuto per i Ponti della Valle, ma poca attenzione viene riservata al resto dell’Acquedotto, che eppure è valorizzato dal bel Ponte Nuovo o di Carlo III tra Moiano e Bucciano (foto 4), caratterizzato da due iscrizioni che celebrano Carlo di Borbone e Maria Amalia di Sassonia, e il Ponte della Valle di Durazzano (foto 5), caratterizzato da quattro arcate a tutto sesto. Altro ponte meritevole di essere visitato è il Ponte Maria Cristina nel territorio di Solopaca (foto 2, immagine d’epoca) realizzato da Luigi Giura nel 1835 e ricostruito dopo la seconda guerra mondiale da Giulio Krall nel 1947: era un bellissimo ponte sospeso con catene in ferro, di cui oggi rimangono quattro leoni accovacciati, quattro grossi pilastri, di cui uno recante una lapide dedicatoria e le due piazzole semicircolari all’imbocco. Numerosi altri sono i ponti, tra cui in questa sede si cita il caratteristico Ponte di Viggiano a Sant’Agata de’ Goti (foto 8), inserito in un itinerario dedicato all’acqua che comprende vari lavatoi, il Mulino Falco (foto 7) e la ex-Ferriera Borbonica (poi Mulino Alviggi) (foto 6), voluta da Carlo di Borbone e formata da Fucina Grande e Fucina del Maglietto.
Numerosi sono quindi i mulini, ubicati lungo i vari corsi d’acqua e assai suggestivi. La loro architettura semplice e rurale richiama atmosfere quasi fiabesche: si segnalano i Mulini lungo i torrenti Lente e Lenticella in Pontelandolfo (foto 10), il bel Mulino Valerino in Reino (foto 11) e il caratteristico Mulino Florio a Morcone (foto 13), a cui si aggiunge il complesso sistema di gualchiere (almeno quattordici) che regolavano l’economia di Cerreto Sannita, basata sul commercio dei panni-lana, attività fiorente soprattutto tra XV e XVIII secolo, oggi testimoniata dai resti della Tintoria Ducale (foto 9) che venne ricostruita dopo il terremoto del 1688. Il Sannio ospita anche due miniere un tempo assai fiorenti: la Miniera di lignite in Morcone (foto 3, immagine d’epoca), che conobbe il suo apogeo durante gli anni ‘30 del ‘900, quando vennero scavate diverse cavità per l’estrazione di questo carbon fossile, e la Miniera di bauxite in Cusano Mutri (foto 1), ubicata sul Monte Mutria, in attività nella prima metà del XX secolo, caratterizzata, oltre che dalle cavità per l’estrazione di tale materiale adatto alla fabbricazione dell’alluminio, anche da un’avveniristica teleferica.
Anche la città di Benevento può contare su un corredo abbastanza ricco di edifici che testi-moniano una vocazione industriale storica: l’antico Molino e Pastificio Rummo, oggi hotel (foto 16), fondato nel 1930, caratterizzato da un enorme spazio di 12mila metri quadri; il Mulino Pacifico (foto 15), convertito in teatro e diventato centro culturale di grande importanza; lo Stabilimento Strega-Alberti, valorizzato dall’interessante Museo (foto 12), suddiviso nelle sezioni dedicate alle spezie, alla distilleria, caratterizzata da alambicchi a collo di cigno, alla cantina, alle imitazioni e al Premio Strega; l’ex-Tabacchificio (foto 14, immagine d’epoca), assai attivo tra gli anni ‘30 e ‘70, che testimonia la grande produzione di tabacco in terra sannita. Altra fabbrica di tabacchi assai importante è il Magazzino Generale Tabacchi Salvione-Parente in Amorosi, aperto intorno al 1934, formato da due corpi di fabbrica, uno riservato alla lavorazione dei tabacchi, l’altro all’essicazione.